
Il Dr. ROBERTO VIVIANI, specialista neurologo con un Master in diagnostica e terapia delle cefalee presso l’università di Torino, lavora anche presso il nostro Istituto e può aiutarti a capire come affrontare al meglio il tuo mal di testa.
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La visita neurologica cefalea è una visita specialistica mirata allo studio del dolore alla testa ovvero della cefalea.
La valutazione neurologica permette il riconoscimento immediato dei quadri tipici (le principali forme di cefalea primaria e i più comuni quadri “sindromici” di cefalea secondaria), oltre alla valutazione sull’eventuale necessità di ulteriori accertamenti e osservazioni nell’ambito di un percorso diagnostico più complesso per alcune forme più complicate.
Per quanto riguarda nello specifico la DONNA l’obiettivo è fornire una valutazione alle donne che soffrono di mal di testa offrendo trattamenti non necessariamente farmacologici, riservando una particolare attenzione al ruolo svolto dagli ormoni e alle loro implicazioni. Questa visita richiede quindi la definizione di una condotta comune di gestione tra neurologi spesso in collaborazione, se necessario, con ginecologi ed endocrinologi.
A che cosa serve la visita neurologica cefalea?
L’accurata anamnesi eseguita nell’ambito della visita neurologica cefalea – che deve essere orientata a identificare con precisione l’andamento temporale della cefalea – la presenza di eventuali deficit neurologici di accompagnamento, l’unilateralità o meno del dolore, l’intervento di meccanismi di scatenamento peculiari e un esame obiettivo ben fatto, possono essere, nella maggior parte dei casi, sufficienti a dirimere i dubbi circa la presenza di lesioni di natura organica.
Altre volte invece la diagnosi della visita neurologica cefalea passa attraverso indagini strumentali anche sofisticate, in grado di individuare le cause.
L’esame cui i pazienti vengono sottoposti ha l’obiettivo di individuare i fattori che scatenano o che aggravano gli attacchi, consigliare l’adozione di alcune misure precauzionali, come il mantenere una corretta igiene di vita o evitare certi specifici comportamenti, e identificare l’idonea terapia sintomatica o di profilassi se necessario e, non sempre, necessariamente farmacologica.
Per quanto riguarda la terapia sintomatica del mal di testa, è importante intervenire con rapidità all’insorgenza del dolore. La scelta dei farmaci è poi legata ad altri fattori quali la tollerabilità ed eventuali patologie concomitanti.
Il consiglio più importante che lo specialista neurologo desidera dare ai pazienti cefalalgici è di cercare di non adottare misure terapeutiche del “fai da te” ma cercare sempre di seguire un adeguato approccio medico. Il rischio di inadeguate risposte ma, soprattutto, di una cronicizzazione del disturbo risulterebbe in tal caso assai elevato.
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PER SAPERNE DI PIU'
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Il mal di testa o cefalea, è un sintomo molto frequente e spesso invalidante, non permettendo di svolgere le normali attività lavorative. Ne soffrono circa 10 milioni di italiani.
Classificazione
È possibile suddividere il mal di testa in: cefalee primarie e secondarie.
Cefalee primarie
Le cause della cefalea primaria non sono sempre specifiche ed identificabili nell’immediato. Nella maggior parte dei casi, sono legate a fattori ambientali, a scorrette abitudini di vita o a reazioni ormonali.
Le più frequenti sono:
- l’emicrania
- la cefalea tensiva
- la cefalea a grappolo
Cefalee secondarie
La cefalea secondaria è un sintomo di altre malattie dell’encefalo (infiammazioni, infezioni, malformazioni vascolari, tumori) e della colonna cervicale.
La Diagnosi
La diagnosi del mal di testa viene formulata in primo luogo attraverso un’accurata raccolta di dati clinici e un esame neurologico.La TAC encefalo è di prassi. Mentre la RM encefalo e l’Angio RM encefalo, sono utili per escludere forme di cefalee secondarie.
Emicrania
L'emicrania è la forma di mal di testa più comune. Si presenta con un dolore acuto o pulsante che solitamente inizia nella parte anteriore o su un lato della testa. L'attacco può salire di intensità, estendersi alla regione frontale, coinvolgendo la fronte e le tempie. Può durare poche ore o persino giorni, con sintomi variabili da soggetto a soggetto, che possono essere in molti casi insopportabili: dolore pulsante, nausea, vomito, sensibilità alla luce e ai suoni. Talvolta l'emicrania è preceduta da alcuni segnali, come lampi di luce o formicolio alla gamba o al braccio. Il soggetto colpito da emicrania deve spesso ricorrere al riposo completo in un ambiente tranquillo, isolato e buio. L'emicrania è definita cronica quando presenta sintomi per almeno 15 giorni al mese per tre mesi successivi. Le donne hanno tre volte più probabilità di avere emicranie. Nei casi di maggiore gravità è bene ricorrere alle cure del medico, evitando l'uso di farmaci in maniera incontrollata.
Che cos’è l’emicrania?
L'emicrania è una forma ricorrente di mal di testa. Si stima che in Italia 8 milioni di persone ne soffrano, in maniera episodica oppure ricorrente. Circa il 10-12% della popolazione in generale ha un attacco di emicrania almeno una volta nella vita.
L'emicrania appartiene alla famiglia delle cefalee. Per riconoscerla si può far riferimento ad alcune caratteristiche: l'emicrania si presenta generalmente, ma non esclusivamente, a un solo lato della testa (unilateralità); produce dolore intenso, pulsante, inabilitante; peggiora con il movimento.
L'emicrania può manifestarsi con o senz'aura. L'aura è un sintomo che precede o si associa all'attacco emicranico ed è caratterizzato da improvvisi lampi di luce (scotoma scintillante). Il paziente avverte dei flash di luce, annebbiamenti ad uno a o ad entrambi gli occhi, formicolio agli arti, rigidità del collo, difficoltà nel parlare.
Quali sono le cause dell’emicrania?
Le cause dell'emicrania non sono ancora del tutto chiare. È certo che più fattori giochino un ruolo determinante: predisposizione genetica, fattori esterni, patologie sistemiche, fattori ormonali. Studi scientifici hanno evidenziato la relazione tra questa tipologia di mal di testa e alterazioni biochimiche a carico del cervello, che interferiscono con i meccanismi di trasmissione dei segnali nervosi.
Talvolta è stata segnalata la correlazione tra emicrania è il consumo di alcuni alimenti o bevande. Sicuramente c'è un legame con stress, disturbi del sonno, cambiamenti climatici, uso di alcuni farmaci, problemi fisici. Generalmente viene valutata la familiarità del problema: se in famiglia ci sono casi di emicrania ricorrente le probabilità che il disturbo si presenti aumentano.
Quali sono i sintomi dell’emicrania?
I sintomi dell'emicrania possono dividersi in due categorie. Quelli che precedono l'attacco emicranico (detti prodromici) e quelli che accompagnano l'attacco vero e proprio.
Uno o due giorni prima si possono manifestare:
- Irritabilità
- Stitichezza
- Depressione o maggiore appetito
- Rigidità del collo
- Disturbi visivi tipici dell'aura: lampi di luce, abbagliamento.
- Disturbi motori e del linguaggio
- Formicolio a braccia e gambe
I sintomi dell'attacco emicranico hanno una variabilità soggettiva, sia in quanto a durata che in quanto a intensità, e possono includere:
- Dolore pulsante concentrato in uno o più punti della testa, in particolare nella parte anteriore, frontale o laterale.
- Nausea
- Vomito
- Disturbi visivi, abbagliamento.
- Vertigini
- Sensibilità alla luce (fotofobia), ai suoni (fonofobia), agli odori.
- Irritabilità
- Nervosismo
- Agitazione e confusione
- Scarsa concentrazione
- Brividi
- Sudorazione
- Dolore addominale
Cefalea tensiva
La cefalea tensiva è un tipo di mal di testa piuttosto diffuso caratterizzato da dolore persistente, non pulsante, di intensità lieve o media, che interessa di solito la nuca (regione occipitale). La durata delle crisi è molto variabile. Nelle forme frequenti e infrequenti (dette anche forme "episodiche"), le crisi durano di solito da 30 minuti a 7 giorni, mentre nelle forme croniche il dolore può durare ore, giorni, settimane, mesi o anni ed essere continuo. Nelle forme più lievi il disturbo spesso insorge in situazioni di stress; nelle forme più severe e croniche il dolore compare di solito la mattina al risveglio e prosegue fino a sera.
Che cos'è la cefalea di tipo tensivo?
In genere la cefalea tensiva è associata a forti stress emotivi, all'ansia, alla depressione o ad altri disturbi psichici. A seconda del numero di manifestazioni a livello mensile, la cefalea tensiva viene classificata come:
- infrequente: forme occasionali con meno di 1 crisi al mese;
- frequente: da 1 a meno di 15 crisi al mese;
- cronica: crisi per più di 15 giorni al mese.
Nella cefalea tensiva la durata delle crisi è molto variabile: nelle forme frequenti e infrequenti (dette anche forme "episodiche") durano di solito da 30 minuti a 7 giorni, mentre nelle forme croniche può durare ore, giorni, settimane, mesi o anni ed essere continuo. Nelle forme più lievi il disturbo spesso insorge in situazioni di stress; nelle forme più severe e croniche il dolore compare di solito la mattina al risveglio e prosegue fino a sera.
Quali sono le cause della cefalea di tipo tensivo?
In passato la cefalea di tipo tensivo veniva definita cefalea muscolo-tensiva, cefalea psicogena, cefalea essenziale, cefalea idiopatica: ma ciò voleva significare dare una causa certa e quasi univoca all'origine di questo tipo di cefalea. Poiché oggi si ritiene che le cause possano essere multiple, la terminologia è stata modificata nell'attuale "cefalea di tipo tensivo". Situazioni di stress fisico e mentale sembrano giocare un ruolo importante nell'insorgenza di questo disturbo.
Quali sono i sintomi della cefalea di tipo tensivo?
La sintomatologia è caratterizzata da un mal di testa persistente, non pulsante, bilaterale, di intensità lieve o media a seconda della gravità della crisi, che solitamente interessa la regione occipitale. Si può manifestare una modesta fono-fotofobia. Il tipo di dolore tipicamente gravativo-compressivo, può essere sordo, "a fascia" o "a cerchio", a volte "a casco", come un cerchio che stringe.
Prevenzione
La terapia preventiva si basa sull'uso di antidepressivi (in pazienti selezionati).
Soprattutto nel caso della cefalea tensiva cronica, refrattaria all'intervento farmacologico, possono essere di aiuto:
- la terapia comportamentale (tecniche di rilassamento, biofeedback, psicoterapia);
- la fisioterapia;
- l'agopuntura.
Diagnosi
La diagnosi di cefalea viene posta se il soggetto sperimenta almeno 10 attacchi di mal di testa caratterizzati da dolore gravativo/costrittivo, bilaterale, di intensità lieve-media e comunque tale da non impedire le normali attività.
Trattamenti
A seconda della gravità della cefalea tensiva di cui si soffre diverse sono le opzioni terapeutiche disponibili. È però bene sapere che la cefalea tensiva di tipo cronico è spesso refrattaria a qualsivoglia terapia. Nel caso delle cefalee tensive frequenti e infrequenti, invece, si può far riferimento sia a una terapia preventiva che a una terapia sintomatica.
La terapia sintomatica si basa sull'utilizzo di analgesici (paracetamolo, ibuprofene, acido acetilsalicilico, ecc); meglio evitare il ricorso agli oppiodi e ai barbiturici. Attenzione all'abuso di farmaci: con l'aumento della frequenza della cefalea potrebbe aumentare il ricorso ai farmaci e, conseguentemente, potrebbe crescere il rischio di sviluppare una cefalea di rimbalzo.
Cefalea a grappolo
La cefalea a grappolo è un tipo di cefalea caratterizzata da un dolore orbitale intenso, monolaterale, della durata compresa tra 15 e 180 minuti circa senza trattamento. Gli attacchi si manifestano in periodi attivi, denominati "grappoli", della durata di settimane o mesi e sono intervallati da fasi di remissione della durata di mesi o anni. Gli attacchi nei periodi attivi hanno una frequenza da 1 ogni 2 giorni a 8 al giorno.
Il grappolo dura abitualmente da 2 settimane a 3 mesi.
Nella maggior parte dei casi i "grappoli" ricorrono con una frequenza variabile tra 1 ogni 2 anni e 2 all'anno con una durata da 2 settimane a 3 mesi: cefalea a grappolo episodica.
La cefalea a grappolo viene detta cronica quando gli attacchi si presentano per oltre 1 anno con periodi di remissione che durano meno di 30 giorni.
Che cos'è la cefalea a grappolo?
La cefalea a grappolo è una cefalea primaria (non causata quindi da un'altra patologia) che colpisce soprattutto i maschi (ha un'incidenza inferiore allo 0,5% nella popolazione maschile e allo 0,1% in quella femminile) anche se, negli ultimi anni, la frequenza nelle donne sembra essere aumentata di pari passo con l'acquisizione di attività lavorative e stili di vita in passato tipici solo degli uomini.
Quali sono le cause della cefalea a grappolo?
Le cause che danno origine alla cefalea a grappolo non sono ancora note con certezza, ma secondo diversi studi il malfunzionamento dell'ipotalamo potrebbe giocare un ruolo importante. La regolarità nell'arco delle 24 ore in cui si manifestano le crisi e il ripetersi dei grappoli con cadenza piuttosto precisa (annuale o biennale) suggeriscono che nell'insorgenza di questo disturbo potrebbe essere coinvolto l'orologio biologico del nostro organismo, che ha sede proprio nell'ipotalamo. Diversi studi hanno infatti dimostrato che durante gli episodi di cefalea a grappolo l'attività dell'ipotalamo posteriore è più intensa del solito.
Quali sono i sintomi della cefalea a grappolo?
Gli attacchi che caratterizzano la cefalea a grappolo sono particolarmente dolorosi, di intensità severa, della durata variabile tra 15 e 180 minuti, a sede orbitaria, sovra-orbitaria e/o temporale, strettamente unilaterali. Solitamente questo tipo di cefalea si accompagna ad almeno uno dei seguenti sintomi o segni omolaterali al dolore:
Il paziente è irrequieto, agitato, incapace di autocontrollo, non riesce a stare fermo.
La frequenza degli attacchi è compresa tra 1 ogni due giorni a 8 al giorno, spesso a orari fissi, per più della metà del periodo di tempo in cui la patologia è in fase attiva. Il periodo di "grappolo" dura abitualmente da 2 settimane a 3 mesi. Gli attacchi ricorrono spesso alla stessa ora, in particolare nel primo pomeriggio, alla sera, nelle prime ore di sonno e i grappoli presentano spesso una riattivazione periodica stagionale.
Prevenzione
Nelle forme episodiche e non croniche di cefalea a grappolo l'assunzione di alcuni farmaci può essere di aiuto per prevenire o mitigare l'insorgenza di una nuova serie di attacchi. La prevenzione dovrebbe iniziare il prima possibile dopo l'inizio di un nuovo grappolo. Il trattamento solitamente viene sospeso con riduzione graduale due-tre settimane dopo la completa remissione degli attacchi. Nella cefalea a grappolo cronica può essere indicato un trattamento preventivo a lungo termine della durata di diversi mesi.
Diagnosi
Poiché il quadro clinico che caratterizza la cefalea a grappolo è molto caratteristico, la diagnosi di questo disturbo solitamente non comporta particolari difficoltà. Particolare attenzione deve essere posta nel non confondere però questo disturbo con la nevralgia del trigemino, disturbo caratterizzato da dolore a insorgenza acuta ed estrema severità localizzato alla guancia, della durata di pochi secondi, scatenato spesso da stimolazioni tattili e/o masticazione.
La sindrome della testa che esplode
La sindrome della testa che esplode è un disturbo del sonno il cui sintomo principale è la percezione di forti rumori immaginari o una sensazione esplosiva prima di addormentarsi o al risveglio.
In aggiunta al rumore, che spesso viene riferito come un colpo di pistola o una bomba che esplode, alcune persone dichiarano di vedere flash luminosi spesso accompagnati da una sensazione di paura.
È considerata una parasonnia secondo la classificazione internazionale dei disturbi del sonno ed è un tipo insolito di allucinazioni uditive dal momento che si verifica in persone non completamente sveglie.
Sia le cause che il meccanismo della sindrome della testa che esplode restano sconosciuti.
La quantità di studi condotti non è stata sufficiente a chiarire la predominanza, né i fattori di rischio della sindrome, ma la maggior parte dei pazienti aveva più di cinquant'anni ed erano in prevalenza donne.